L’ antico sentiero percorso dagli artigiani serrastrettesi. Dal borgo alla faggeta di Monte Condrò

Ci troviamo nel cuore della Calabria, tra le montagne, lungo un crinale del massiccio del Reventino, in posizione baricentrica tra i mari Ionio e Tirreno.

La Via dei Sediari racconta la storia di un popolo legato alla propria terra, al lavoro, alle tradizioni e a codici iconografici e simbolici tramandati di generazione in generazione. Un percorso strutturato per chi vuole assaporare l’anima autentica della montagna. Un sentiero di 12 chilometri, che dal centro del paese, attraverso gli stretti vicoli del centro storico e le antiche botteghe artigiane, raggiunge i boschi rigogliosi del Reventino per concludersi nella maestosa faggeta di Monte Condrò.

Un trekking a piedi dall’alto valore culturale e identitario che ripercorre un’antica via puntellata dai segni ancora vivi dell’impegno e del sacrificio di una comunità operosa.

Al suo patrimonio culturale e ambientale, ai vicoli stretti del centro storico, alle signore sull’uscio di casa o al calore della stufa, quella a legna, e ai comignoli che fumano, rimangono aggrappati quei ricordi di bambino che guardava con occhio interessato, lo scurirsi delle castagne e il loro mutarsi nel tardo autunno e che oggi fanno da cornice all’antico borgo.

La produzione di sedie, a Serrastretta, rappresenta da sempre il driver identitario di questo piccolo borgo incastonato tra le montagne. La storia della sedia di Serrastretta deve buona parte del suo successo al monumentale bosco di faggi, la famosa Faggeta ubicata a pochi chilometri dal centro abitato, oculatamente sfruttato, il quale forniva l’insostituibile materia prima di ottima qualità.  Tra le produzioni di sedie, quella tradizionale, la cosiddetta “13bis”, è il prodotto esclusivo per eccellenza.   Tipiche sono quelle impagliate, ancora in uso in molte case, costruite su un telaio di legno, di faggio o di castagno, rivestito, per costituirne la seduta, dalla paglia di fiume che veniva raccolta sulle rive dell’Amato. Gli artigiani più bravi decoravano la spalliera incidendo forme astratte e disegni sacri o divini. In passato alcuni sediari serrastrettesi hanno ottenuto meritevoli riconoscimenti per il loro pregevole operato all’Esposizione di Torino, alla mostra di Tripoli con una sedia impagliata con lo stemma sabaudo.

Tutto il sapere, le maestranze e la storia dell’artigianato di Serrastretta è oggi custodito presso il Museo della Civiltà Contadina e Artigiana, sito proprio nel capoluogo è visitato ogni anno da turisti e vacanzieri, ed è meta, soprattutto nel periodo invernale, di scolaresche e visite didattiche.

In cammino tra boschi millenari.

La faggeta di Monte Condrò costituisce una tenuta di circa 200 ettari. Anticamente nel bosco era usuale incontrare esemplari di cervo, capriolo, lince, e probabilmente anche l’orso popolavano questa come molte altre selve silane. Oggi nella faggeta vivono pochi animali difficilmente avvistabili ma non per questo meno interessanti e belli, il più caratteristico è la salamandra pezzata giallonera.

Il bosco di Serrastretta rappresenta un lembo residuo della faggeta che un tempo ammantava le quote più alte della Dorsale del Reventino che in seguito venne quasi totalmente sostituita dal castagneto da frutto per opera dell’uomo. L’aspetto floristico è costituito da splendide fustaie di faggio che nei tratti più integri raggiungono anche i 35 metri di altezza. Oggi il bosco di faggi, considerato uno dei più belli d’Italia e classificato come sito di Importanza Comunitaria (SIC), identificato come IT 9330124 Monte Condrò, rappresenta un’area verde di inestimabile valore nella quale si respira un’aria di magia. In autunno i colori caldi rendono l’atmosfera davvero fiabesca, quasi irreale. Numerosi sono i percorsi e i sentieri di escursionismo e le attività outdoor praticabili con le guide locali.

Dai trekking a piedi e in mountain bike, suggestivi e ineguagliabili sono gli itinerari percorribili sia da chi non è un “esperto escursionista” sia dai camminatori e cicloturisti più appassionati. Qui, passeggiando tra le cortecce degli alberi e le foglie gialle e rosse, si nota una grossa pietra scura, un tempo nascondiglio dei briganti, conosciuta come la Pietra dei Margari. Anche se sembra una comune roccia, in realtà è considerata custode di un’antica leggenda.

Il cammino si mantiene sempre a quote medio basse, attraversa un’area montana molto verde e boscosa, tutto il percorso è una continua alternanza tra verdi boschi e pianori in tutte le stagioni, il percorso attraversa zone ancora poco note e frequentate, ma ugualmente ricche di natura e panorami unici.

Non lontano da questo territorio si trovano il Parco Nazionale della Sila, l’Abbazia di Santa Maria di Corazzo, molto cara all’Abate Gioacchino da Fiore, la più antica fabbrica tessile calabrese, il Lanificio Leo, che rappresenta oggi uno dei casi più significativi di azienda-museo.

Un territorio poco abitato, ancora incontaminato, dove si può assaporare davvero un’esperienza immersiva, come il bagno nella foresta praticato in Giappone, attraversando boschi verdi e attraversati solo dai suoni della natura.

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