Un viaggio nel cuore delle Serre Calabresi

Ricorda i paesaggi fiabeschi, le foreste popolate da fate e gnomi. Camminare nel bosco Archiforo significa immergersi nei suoni della natura, nel lento scorrere del ruscello, nei colori delle foglie che salutano l’autunno. Un’esperienza imperdibile per gli amanti del trekking e delle lunghe passeggiate: «Aprendo qualsiasi libro di botanica e facendo riferimento al genere “Abies” – ci spiega Christoph Nardo, docente nonché dottore forestale e ambientale- constatiamo che c’è sempre riferimento al bosco Archiforo di Serra San Bruno che riveste molta importanza sia dal punto di vista storico, sia ambientale sia paesaggistico».

L’area non solo raccoglie una grande varietà di piante ma si lega ai paesi del territorio: «Nel bosco Archiforo c’è scritta tutta la storia di Serra San Bruno e del comprensorio». Il legame è fortissimo e ha radici profonde: «Fin dall’antichità l’uomo svolgeva le sue principali attività economiche all’interno del bosco. Dall’estrazione del legname per costruire le abitazioni o manufatti. Non solo. Anche il granito veniva prelevato e trasformato dagli artisti in vere e proprie opere artistiche o architettoniche». Pertanto il bosco «attraversa i luoghi in cui gli scalpellini estraevano il granito, i boscaioli tagliavano la legna e si creavano le “niviere”. Si tratta di grandi buche in cui si pressava la neve. Venivano poi ricoperte di arbusti per mantenere la neve intatta in vista della stagione estiva. Poi, si vendeva il tutto ai bar per consentire la preparazione di granite e gelati. Tutte attività economiche che ruotavano attorno al bosco».

Il bosco Archiforo è speciale anche dal punto di vista ambientale: «Rappresenta un unicum dal punto di vista della vegetazione. Abbiamo infatti la possibilità di trovare la consociazione dell’abete bianco e del faggio intorno a una quota che va dagli 800 m sul livello del mare fino ai 950/1000 m s. l. m. Dai 1000 metri in su insistono boschi puri di faggio. Gli alberi sono in prevalenza maestosi abeti bianchi nella parte inferiore del bosco, man mano che si sale gli abeti si mischiano ai faggi anch’essi monumentali, ma in minoranza di numero rispetto agli abeti. Nel 2014 è stato individuato all’interno del bosco l’abete bianco più grande d’Europa, alto oltre 55 metri con una circonferenza del tronco di 5,5 metri».

Particolare, inoltre, la conformazione del territorio: «L’esposizione prevalentemente a Nord, le estati fresche ma soleggiate, le nevi al suolo da dicembre a marzo inoltrato e un regime pluviometrico di 2000mm l’anno creano le condizioni ideali per una crescita così imponente degli alberi. Il bosco Archiforo si presenta nettamente differente rispetto ai consueti boschi. È pulitissimo, sul terreno non vi è traccia di rovi o edera, e gli alberi sono spesso coperti da un fitto strato di muschio (soprattutto in estate) che ricopre tutto il tronco fino in cima». Inevitabilmente «il bosco trasmette al visitatore una sensazione di serenità e aulico rispetto ed è forse per questo motivo che San Bruno scelse questi posti come eden di pace e serenità».

I carbonai di Serra San Bruno (ph. Bruno Tripodi)

Nel pomeriggio visiteremo uno degli ultimi settori attivi dell’archeologia industriale di cui tutta l’area delle Serre era ricca in un non lontano passato. Infatti, a memoria d’uomo, si ricordano ancora le decine di siti della produzione del carbone sparse nella fitta vegetazione delle montagne di Serra. Il settore impiegava decine di famiglie che tramandavano di padre in figlio le abilità della scelta del legno e della composizione degli “scarazzi” fino alla fase ultima della realizzazione del carbone. A distanza di secoli, ancora oggi, nei boschi delle Serre, è possibile individuare gli “scarazzi” fumanti, i covoni di legna accatastata e coperti di paglia bagnata e terra, che permettono la completa disidratazione e la piena cottura del legno e che porterà alla carbonizzazione. E’ una procedura lunga e paziente che deve essere seguita per circa venti giorni, mentre ne occorrono circa dieci per l’accatastamento geometrico della legna che va selezionata con a centro i pezzi più grossi a finire con i rami più sottili. Ed è, appunto, la forma geometrica dello “scarazzo” che maggiormente impressiona il visitatore; una perfetta cupola a base circolare che può superare i sei metri d’altezza e che prima d’essere interrata assomiglia ad abitazioni di certe culture lontane da noi. Il lavoro dei carbonai è, certamente, molto sacrificato, senza sosta e senza cognizione temporale tanto da richiedere una turnazione anche notturna e per questo coinvolgente l’intera famiglia. Il carbonaio, infatti, dopo aver appiccato il fuoco all’interno dello “scarazzu” deve fare attenzione a che questo non si spenga perché altrimenti risulterebbe difficile la riaccensione e deve praticare dei buchi su tutto il covone per permettere l’uscita del fumo. Ed è, proprio, il colore del fumo ad indicare lo “stato di salute” dello scarazzu ed a richiamare l’attenzione del carbonaio alla necessità di alimentare ulteriormente o diminuire il fuoco all’interno per una ottimale cottura. Così tra fumo e polvere nera, trascorrono trenta lunghi giorni prima che il carbone, ormai pronto, possa raggiungere nei sacchi di iuta le più lontane destinazioni.

Oggi, intorno le montagne di Serra esistono otto siti di carbonizzazione pienamente funzionanti e tutti a conduzione familiare, siti che rimangono a testimonianza di una attività che si va perdendo ma che ha costituito per secoli un importante punto di riferimento per l’economia locale.

PROGRAMMA:

• ore 7.30 – Officine 109 – Svincolo di Lamezia T.

• ore 9.00 – Appuntamento Parcheggio Museo della Certosa e partenza escursione a piedi

• ore 13.00 – Pranzo a sacco

• ore 14.30 – Visita alle carbonaie di Serra San Bruno

ore 16.00 Fine escursione e rientro alle macchine

PERCORSO:

Tipologia: su sentiero prima parte, carrareccia il ritorno

Distanza: 7 km

Difficoltà: Escursionista medio

Durata: 3.30 ore

Altitudine max 1159 mt

Dislivello: 350 mt

Acqua: fontana metà percorso

ABBIGLIAMENTO:

Vestizione a strati, pantaloni tecnici, maglietta interna in microfibra, maglietta esterna pile/micropile, giacca a vento e possibilmente impermeabile, cappellino, scaldacollo, mantellina antipioggia

Scarpe: Trekking impermeabili alte (Obbligatorie)

Attrezzatura: bastoncini.

Zaino: escursionistico 25 L (consigliato)

**Equipaggiarsi del ricambio di maglietta interna da sostituire se sudata.

PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA PER TUTTI I PARTECIPANTI (SOCI E NON) ENTRO VENERDÌ 16/02 – ORE 13.00.

Per i non soci il costo dell’escursione è di 10,00 €

Per maggiori info e prenotazioni (anche whatsapp):

Pietro +39 338 306 5076

Giuseppe 328 2282932

Antonio 320 2174832

Sabrina 339 3115206

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